Il numero 13, nella nostra cultura, gode da sempre di una pessima fama. Insieme al 17, infatti, è collegato al concetto stesso di “sfiga” e sfortuna. Forse però non sapete che esiste un amuleto proprio a forma di numero 13…
Il 13, una storia sfortunata
Se il numero 13 vi mette ansia o addirittura paura significa che siete affetti – prendete nota – da “triscaidecafobia” cioè la paura irrazionale del numero 13. La credenza popolare ha sempre visto questo numero in modo ambiguo; considerato nefasto se collegato a una data o un posto numerato, assume invece un significato positivo e addirittura protettivo quando indossato.
Il 13 deve la sua cattiva fama probabilmente al fatto che segue il 12, numero considerato perfetto da tantissime culture, a partire dagli Assiro-Babilonesi. È inoltre un numero primo quindi inconsueto, e nei tarocchi è collegato al cosiddetto “arcano senza nome”, cioè la Morte.
Sono numerose le storie e le leggende che spiegano la negatività di questo numero. L’episodio più famoso – almeno per i cristiani – è quello dell’ultima cena, durante la quale Gesù venne tradito dal tredicesimo commensale, cioè Giuda. Altro banchetto finito male è quello narrato nella mitologia norrena in cui il tredicesimo commensale, tra l’altro non invitato, era Loki il dio dell’inganno. C’è poi la data legata al massacro dei cavalieri templari: venerdì 13 ottobre 1307. E infine, come non ricordare l’uccisione di re Filippo II di Macedonia punito, secondo la leggenda, per aver osato porre la propria statua – la tredicesima – accanto a quelle delle 12 divinità dell’Olimpo .
Fin qui abbiamo visto il lato sfigato del numero 13… Ora passiamo a quello fortunato.
L’amuleto 13, uno scudo contro il Male
Nella tradizione orafa abruzzese esiste l’amuleto 13. Si tratta di un medaglione centrale con il numero 13 con tredici ciondolini ad esso collegati. Questo gioiello-amuleto è tipico dei paesi di Scanno, Guardiagrele e Pescocostanzo e risale probabilmente alla metà del XIX secolo. L’amuleto 13 rientra nella categoria dei gioielli apotropaici, cioè ritenuti in grado di proteggere l’individuo che li indossa dagli influssi malefici e, al contempo, di attirare la buona sorte. Secondo la tradizione del mondo agro-pastorale, l’amuleto 13 deve essere donato ai bambini e alle bambine ancora in fasce, che poi lo porteranno con sé fino all’età adulta. Il fatto stesso d’indossare un numero così “pericoloso” fa sì che la sua negatività sia in qualche modo ribaltata, così da essere usata come uno scudo protettivo contro il male.
I tredici ciondolini dell’amuleto vengono scelti fra una lunga serie di figure e personaggi, ognuna corrispondente con un effetto simbolico di similitudine per attirare o scongiuro per allontanare. Troviamo ad esempio la stella simbolo di un destino luminoso, la campanella scaccia-malocchio per eccellenza, la chiave per la sicurezza – nonché simbolo di San Pietro, il cuore come auspicio di una vita piena d’amore, la colomba in segno di pace e serenità, il gallo per ricordare di essere vigili e attenti, l’angelo come guida e protezione, il gobbo per augurare la fortuna, lo zampognaro sinonimo di allegria, il pesce per la vitalità, e altro ancora. Immancabili sono, inoltre, le figure religiose come Santa Lucia, San Michele Arcangelo e l’immancabile San Donato, protettore contro il temibile “mal di luna”, cioè l’epilessia.
NB: le immagini degli amuleti sono prese dal libro “Amuleti e ornamenti magici d’Abruzzo” di Adriana Gandolfi e dalla collezione del Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara
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