La Notte dei Faugni: ad Atri si accende la tradizione

La Notte dei Faugni: ad Atri si accende la tradizione
di Roberta Tinarelli

L’8 dicembre, festa dell’Immacolata, abbiamo partecipato alla Notte dei Faugni di Atri. Vogliamo raccontarvi le suggestioni della festa non solo a parole, ma anche attraverso le immagini. Abbiamo realizzato un breve video (che trovate in fondo all’articolo) assolutamente amatoriale, senza pretese se non quella di trasmettervi un po’ d’emozione e farvi partecipare, seppur virtualmente, alla suggestiva celebrazione.

 

L’antica usanza del falò

Ogni anno, nella notte tra il 7 e l’8 dicembre, ad Atri si ripete un gesto antico di millenni e carico di significati: l’accensione del falò. La Notte dei Faugni rientra nel corposo calendario di feste legate al fuoco che si celebrano in Italia durante l’inverno (e non solo). In particolare, il periodo dell’Avvento è ricco di celebrazioni cristiane che affondano le radici negli antichi riti pagani di rinnovamento e purificazione.

A fare da protagonista in ogni piazza, specie del Centro Italia, c’è lui: il fuoco, simbolo di luce e foriero di buoni auspici e novità. Il fuoco illumina e riscalda, tiene lontano gli spiriti maligni e la paura; il fuoco distrugge il vecchio e prepara al nuovo; il fuoco avvicina e affascina, oggi come allora.

 

Il sacro fuoco del dio Fauno

Ogni anno, durante la Notte dei Faugni, ad Atri va in scena la tradizione. La piccola città ducale si riempie di gente e si veste a festa, animata da quel misto di allegria e mistero che solo il folklore sa suscitare. I “faugni” (detti faégnë in dialetto) sono fasci di canne alti alcuni metri e tenuti insieme da legacci o corde. Il termine “faugno” compare ufficialmente nel 1887 nello Statuto Municipale di Atri e deriva dal latino Fauni ignis ovvero “fuoco di Fauno”.

Fauno era una divinità associata alla fertilità e considerata protettrice di contadini e pastori, celebrata già in epoca preromana con maestosi falò. Più tardi, l’uso di accendere fuochi per propiziare la fertilità dei campi si unì ai riti legati al solstizio d’inverno. Come ha fatto una festa pagana in onore del dio Fauno a trasformarsi in una solenne celebrazione cristiana?

 

Da Fauno a Santa Maria

L’origine della Notte dei Faugni si perde – per usare un gioco di parole – nella notte dei tempi. Eppure l’antico rituale è sopravvissuto attraverso i millenni, giungendo a noi intatto seppur mutato di significato. Come tutte le tradizioni pagane, anche l’accensione del falò ha subito un processo di “cristianizzazione” per adattarsi alla nuova religione. Così dalla venerazione di Fauno si è passati alla devozione per la Madonna; cambiano i protagonisti ma non la sostanza.

La conversione (è proprio il caso di dirlo!) della Notte dei Faugni in una festa cattolica è avvenuta dopo il Concilio di Efeso del 431, grazie al quale Maria è stata proclamata “Madre della Chiesa”. Altra data importante è il 1294, anno della miracolosa traslazione della Santa Casa da Nazareth a Loreto, trasportata in volo dagli angeli la notte tra il 9 e il 10 dicembre. La leggenda vuole che, durante il tragitto, la Casa sorvolasse anche la città di Atri, dove gli abitanti avevano acceso i fuochi per illuminare la strada agli angeli.

Da allora la Notte dei Faugni è associata alla celebrazione dell’Immacolata Concezione di Maria; ma, nonostante la nuova veste cristiana, qualcosa di profondamente pagano è rimasto intatto e tangibile.

la notte dei faugni
Il falò davanti alla Cattedrale di Atri

La notte più lunga di Atri

La Notte dei Faugni è un’esperienza unica da vivere almeno una volta, un caleidoscopio di suoni, suggestioni ed emozioni; il perfetto connubio tra sacro e profano. La festa si apre con la benedizione del falò acceso davanti la Cattedrale di Atri la sera del 7 dicembre. Da quel momento inizia la lunga notte d’attesa che culminerà con l’accensione dei faugni.

Dieci ore apparentemente interminabili, che invece passano con vorticosa rapidità grazie alla kermesse di eventi e concerti. Dal 2006, infatti, la Notte dei Faugni ha preso le sembianze di una notte bianca con locali, musei e ristoranti aperti fino all’alba. Si balla e ci si diverte, e la notte passa in fretta tra caldarroste fumanti e bicchieri di vin brulé. Tra un brindisi e l’altro si percepisce l’eco lontana ma concreta degli antichi baccanali, quando si danzava ubriachi intorno al fuoco per ingraziarsi spiriti benigni e divinità agresti.

Verso le 4,30 gli animi si acquietano e la musica tace per le strade. Ci si raduna di nuovo tutti in piazza davanti al falò che scoppietta debole tra le braci; ha resistito tutta la notte e ora tornerà protagonista del rituale. Ecco arrivare gli abitanti di Atri muniti di faugni, tenuti da mani fiere e screpolate dal freddo.

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I portatori dei faugni si radunano in piazza

L’accensione dei faugni e la processione

Alle 5 ecco finalmente il rintocco delle campane che dà il via all’accensione dei faugni. E allora è un improvviso scoppio di gioia e di chiasso, di piedi scalpitanti e di grida di fomento; la calma diventa caos, la devozione concitazione. Tutti si assembrano davanti al falò in maniera disordinata, nonostante c’è chi si sgola per invocare un po’ di disciplina. Uno a uno i faugni vengono tuffati nel fuoco e si accendono come enormi fiammiferi, illuminando il cielo notturno e riscaldando l’aria. Pian piano, sotto una mite pioggerella di scintille, si forma il serpentone di persone pronte per la processione.

La sfilata inizia tra lo stupore dei “forestieri” e i canti sguaiati e festosi degli officianti, percorrendo le vie del centro tra i resti del teatro antico, le chiese medievali e il Palazzo Ducale. Durante la processione si coglie un altro aspetto di origine pagana: il rumore per tenere lontani gli spiriti maligni; le mani degli adulti battono su porte e saracinesche mentre i bambini si divertono a suonare i citofoni. Ma non c’è rischio di disturbare nessuno perché sono già tutti svegli – chi non è in strada è affacciato alla finestra o sull’uscio di casa.

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Il grande falò divampa al centro della piazza

La magia del grande fuoco

Ad accompagnare l’ultimo tratto della processione arriva la banda, che con le sue note allegre riconduce il serpentone nella piazza principale. La magia non è ancora finita.. I faugni vengono gettati nel falò che, da piccolo e morente com’era, si fa sempre più grande e maestoso, fino a diventare un gigante di 4-5 metri, con fiamme che lambiscono il cielo. Il grande fuoco riscalda le facce adoranti e stupite, illumina a giorno l’intera piazza e – perché negarlo? – incute un certo timore reverenziale.

Mentre il falò divampa e la Notte dei Faugni cede il posto all’alba, la gente lentamente lascia la piazza per tornare a casa o radunarsi nella Cattedrale per la messa delle 6. La lunga notte è terminata, ma la festa non è ancora conclusa. L’ultimo capitolo si svolge in un’altra piazza dove va in scena il suggestivo ballo delle pupe, altra tradizione molto radicata in Abruzzo e legata a riti antichissimi. Ma questa è un’altra storia.

 


 

Per approfondire:

La nascita del Sol Invitto

La Notte dei Faugni – sito ufficiale

Tradizioni a confronto: le Farchie di Fara Filiorum Petri

Il rito del fuoco sacro

 

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