Primiano, brigante per amore – vita da palcoscenico

Primiano, brigante per amore – vita da palcoscenico
di Roberta Tinarelli

Questa è la storia di una trasformazione, dell’importanza di un gesto che può fatalmente segnare il destino di un uomo. È la storia di Primiano e della sua metamorfosi da umile pastore a feroce brigante, capobanda della famigerata Banda della Majella. Un racconto che ha dell’incredibile, un’avventura drammatica vissuta sul filo del rasoio, tra luci e ombre, tra il puro amore e le più atroci nefandezze. È una storia che merita di essere raccontata nella sua essenza, senza fronzoli né giudizi, proprio com’è riuscito a fare l’autore dello spettacolo.

Primiano brigantaggio

L’amore ai tempi del Brigantaggio

“Primiano, brigante per amore” è lo spettacolo teatrale scritto, diretto e interpretato da Marcello Sacerdote e Camillo Chiarieri.

Al debutto nel dicembre 2018 presso il Teatro Flaiano di Pescara, sono seguite ben 17 repliche. Dopo lo straordinario successo in Abruzzo, la storia di Primiano si appresta a varcare i confini regionali, con l’ambizione di andare in scena anche all’estero.

Lo spettacolo racconta l’appassionante vicenda di Fabiano Marcucci detto Primiano, giovane pastore di Campo di Giove tirato su dalla madre tra i paesaggi incontaminati e selvaggi della Majella. Assistiamo alla parabola di un umile “pecoraro” divenuto uno dei briganti più celebri e temuti del Meridione, nel contesto storico della Guerra al Brigantaggio consumata in un decennio all’indomani dell’Unità d’Italia (1860-1870).

Il Brigantaggio post-unitario è un tema ancora spinoso da trattare, in costante bilico tra l’aspra condanna e una visione fin troppo romantica e folkloristica. Si fa fatica a trovare una sintesi, una chiave di lettura che restituisca al fenomeno la sua reale dimensione storica. Se alcuni considerano i briganti vili delinquenti e criminali senza scrupoli, altri esaltano le loro gesta facendone degli eroi, simbolo della ribellione contro soprusi e ingiustizie sociali. Probabilmente, come spesso accade, la verità sta nel mezzo.

Lo spettacolo su Primiano ha anche quest’obiettivo: raccontare la storia in maniera oggettiva, riportando fatti e misfatti in maniera onesta, mostrando luci e ombre. Primiano in fondo è un uomo come tanti, con i suoi slanci di passione e le sue bassezze, un pastore messo alle strette che ha fatto le sue scelte, nel bene e nel male.

Nascita di uno spettacolo (di successo)

Dopo “Lupo incanto” Marcello si cimenta nella sua seconda esperienza da da “auttore”, come preferisce definirsi usando un gioco di parole tra attore e autore.

L’idea di portare in scena Primiano nasce dall’incontro con un libro. Nel paese del brigante, Campo di Giove, Marcello si è imbattuto nel romanzo di Giovanni Presutti “Il brigante Primiano” che era lì ad aspettarlo su una bancarella di libri a buon prezzo, in un normale pomeriggio d’inverno. Quella lettura è stata la scintilla che ha innescato il fuoco della creatività. Marcello e Camillo, che già conoscevano la storia di Primiano, hanno deciso di farne uno spettacolo sfruttando la drammaturgia insita alla vita di quest’uomo, degna di una sceneggiatura cinematografica.

Per portare in scena uno spettacolo che avesse non solo un impatto emozionale ma anche valore storico, Marcello si è avvalso dell’aiuto di Camillo Chiarieri che ha svolto una seria e accurata ricerca per riportare fatti e vicende nella maniera più oggettiva, senza celebrazione né condanna.

Primiano Marcello Sacerdote Camillo Chiarieri

La preparazione dello spettacolo è durata un intero anno, ma il risultato ha ripagato notevolmente gli sforzi, soprattutto a giudicare della grande risposta del pubblico.

La narrazione è variegata come lo sono i personaggi interpretati. Accanto alle vicende del protagonista s’innestano e incastrano canti, aneddoti, documenti storici e leggende come la suggestiva fiaba della “lune e la mazzafronne” (la luna e la fionda).

È uno spettacolo unico nel suo genere, denso eppure scorrevole e coinvolgente. Sono due ore cariche di pathos e suggestione, in cui ci si dimentica del mondo esterno, focalizzati sulla scenografia essenziale ma evocativa e sugli unici due attori che interpretano un ampio corollario di personaggi.

Questa scelta registica risponde all’intenzione di evocare oltre che raccontare, portando lo spettatore a immaginare personaggi e situazioni, privilegiando l’immaginazione rispetto alla rappresentazione. Il narratore suggerisce degli spunti, sta a noi usare la fantasia, ampliando a dismisura le possibilità che il palcoscenico ci offre. Ed è così che vediamo il volto barbuto di Marcello prendere le fattezze della madre di Primiano.

L’antica arte del Cantastorie

L’intero spettacolo di Primiano è basato sulla tecnica narrativa dei Cantastorie, figure molto care alla nostra tradizione ormai quasi del tutto estinte. Per farlo Marcello e Camillo si avvalgono di due oggetti – veri e propri elementi d’arte figurativa – che costituiscono la scenografia.

Al centro del palco è posto un focolare in ferro saldato e lampadine, opera di Gianni “Mad” Colangelo, che simboleggia il cuore pulsante del brigante e richiama l’idea delle storie raccontate intorno al fuoco.

Alle spalle degli attori campeggia invece una grande struttura costituita da una cornice di legno detta “crankie” (realizzata da Cristian Zulli), e una tela scorrevole opera dell’artista molisana Chiara Scarpone. Un dipinto lungo 12 metri e diviso in 8 scene mostra i momenti più salienti della storia di Primiano. Questo supporto è alternativo al quadro statico, il telo verticale con quadri numerati usato dal Cantastorie per accompagnare il racconto orale.

Lo scorrimento aggiunge l’effetto sorpresa, a differenza del quadro statico in cui le immagini sono visibili tutte contemporaneamente. Quest’oggetto ha origini antichissime ed è usato ancora oggi, soprattutto nei paesi anglosassoni.

Primiano crankie
La tela scorrevole con una rappresentazione del cuore innamorato di Primiano

Dialetto e musica popolare

Altra peculiarità di “Primiano, brigante per amore” è il linguaggio. Accanto all’italiano, usato soprattutto nelle parti narrate in terza persona e nella lettura di documenti storici, si affianca il dialetto abruzzese in una versione mista e “ibrida”, una sorta di “dialetto esperanto” come lo definisce lo stesso Marcello.

Quest’alternanza di stili linguistici e differenti voci narranti crea un ritmo inedito, enfatizzato da gesti e movimenti del corpo, dalla musica e dal canto. La musica, infatti, fa da collante tra le varie parti della storia, evocando atmosfere ora oniriche ora frenetiche, trasfigurando azioni ed emozioni dei personaggi in chiave metaforica.

Marcello e Camillo portano sul palco cinque strumenti popolari: l’organetto diatonico a 8 bassi, la zampogna a chiave, la zampogna zoppa (ciaramella di Amatrice), il tamburo a cornice muto (senza sonagli) e il flauto armonico detto lu fischiotte, usato solo nell’introduzione a evocare il mondo pastorale e il suono del vento.

Primiano

Accanto a pezzi tradizionali come “La partenza della sposa”, il Saltarello nuziale o il canto d’amore “Erba Odorosa” (ripreso dalla versione dei DisCanto), troviamo brani inediti composti da Marcello, come il “Tema di Primiano” (derivato dal brano “La Presentosa”) o il “Canto del brigante” accompagnato dal ritmo incalzante del tamburo.

Questo strumento ha una funzione specifica e ricorrente durante lo spettacolo: il battito concitato scandisce la lettura di documenti storici – lettere, sentenze e dispacci – suggerendo l’idea di un flusso continuo di fatti e accadimenti, “come un ritmo ineluttabile di qualcosa che deve succedere, come un cuore che batte in tumulto”.

Il prezzo della libertà

In questo apparato narrativo ed evocativo osserviamo lo spettacolo della vita di Primiano, dalla nascita “sotto una cattiva stella” al fatale destino, all’amore per Giovannella.

Sentiamo sulla nostra pelle l’angoscia della madre e l’ingiustizia inflitta dal signorotto locale, che innesca nel giovane Primiano il germe della ribellione. Partecipiamo all’escalation drammatica che lo porterà a scegliere “la via della montagna” per vivere il suo amore e sottrarsi al domino del potente – e prepotente – di turno.

Il cuore di Primiano segue il corso delle sue stesse vicende, facendosi sempre più oscuro e inquieto, aspro come la pietra della Majella.

Un’esistenza difficile da raccontare, quella di Primiano, che tuttavia Marcello è riuscito a interpretare in maniera credibile e intensa, calandosi fino in fondo nei panni di questo personaggio così complesso e affascinante. Nonostante le malefatte e le violenze, c’è anche del buono in fondo all’animo di Primiano; attore e personaggio sono accumunati da valori semplici ma fondamentali  come la dignità, l’audacia e il coraggio di ribellarsi di fronte alle ingiustizie.

In fondo la storia di Primiano non è che un inno alla libertà, a quell’impeto innato e travolgente che ci spinge a sfidare la sorte, e che ha il potere di elevarci o sprofondarci nel pantano delle nostre stesse emozioni. Ed è una libertà che Primiano ha voluto prendersi ad ogni costo, pagandone il prezzo a testa alta.

Del resto, come dicevano gli antichi “chi campa sturtariell campa bunarell, chi campa dritt campa afflitt” (chi vive stortino vive benino, chi vive dritto vive afflitto).

“Primiano, brigante per amore” andrà in scena il 21 marzo al Teatro della parrocchia Santi XII Apostoli di Chieti. Il 28 marzo al Teatro Accademia 64 di Ancona.

NB: Tutte le foto sono di Graziana Pavone. Le frasi tra virgolette sono parole testuali di Marcello o frasi estrapolate dallo spettacolo.


Per approfondire:

Associazione Cunta Terra

Trailer dello spettacolo

La Tavola dei Briganti

Proposte di lettura:

Primiano, storia di un brigante

Storie della storia d’Abruzzo

Il gigante e la farfalla. Romanzo collettivo d’Ottocento

Briganti della Maiella. Personaggi, luoghi e avventure

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