La Processione dei Cornuti di San Valentino

La Processione dei Cornuti di San Valentino
di Roberta Tinarelli

Lunghe giornate di pioggia, freddo e umidità, e poi, d’improvviso, uno sprazzo di sole. Un paio di giorni tiepidi e luminosi nel cuore di novembre, capaci di farci credere che stia tornando la bella stagione.

È l’estate di San Martino, l’ultimo sprazzo di calore quasi miracoloso prima del gelo invernale. Tante sono le usanze e le tradizioni collegate al vescovo di Tours, ma noi abbiamo scelto di raccontarvene una del tutto particolare…

San Valentino, comune da record

Ci troviamo a San Valentino in Abruzzo Citeriore che, con le sue 30 lettere si aggiudica il record di comune col nome più lungo d’Italia. Posto fra la Maiella e il monte Morrone, il paese sorge in una zona particolarmente panoramica da cui osservare l’intera valle del fiume Pescara.

Simbolo architettonico del borgo è il Duomo dedicato ai SS. Valentino e Damiano, gioiello del tardo-barocco settecentesco la cui scalinata a due ali ricorda la celebre Trinità dei Monti a Roma. Edifici e palazzi signorili testimoniano una storia ricca di complessità che ha visto passare, fra gli altri, le potenti famiglie Orsini e Farnese.  

Ma ciò che ci interessa di San Valentino in questo caso non sono le sue chiese o i suoi monumenti, bensì un tesoro immateriale che si tramanda da generazioni mescolando sacro e profano.

Il Duomo di San Valentino e la fontana del Sansone

Capetièmpe, San Martino e sua sorella

Per comprendere appieno la Processione dei Cornuti bisogna considerare il momento dell’anno in cui ci troviamo. Siamo alla fine di Capetièmpe, il capodanno contadino iniziato il 31 ottobre con la vigilia di Ognissanti. L’11 novembre termina, infatti, il ciclo di 12 giorni dedicato non solo al ricordo dei defunti, ma anche al meritato riposo dopo il duro lavoro nei campi.

L’anno agricolo si è concluso e uno nuovo sta per iniziare; è il momento della semina che coincide con il periodo più oscuro e freddo dell’anno che, tuttavia, prelude alla rinascita della prossima primavera. Un concetto di ciclicità fra vita e morte radicato nella mentalità contadina ed ereditato dal mondo antico.

L’ultimo giorno di Capetièmpe coincide con la festa di San Martino di Tours in memoria della sua morte avvenuta nel 397.

Le leggende legate al santo originario della Pannonia – attuale Ungheria – sono numerosissime, a cominciare dal celebre e misericordioso “taglio del mantello”. Nel nostro caso, però, esaminiamo una vicenda non troppo lusinghiera che mette in luce le – presunte – debolezze dell’ex soldato romano, quali gelosia e maschilismo.

La leggenda vuole che Martino fosse fortemente legato alla sorella – oggi diremmo in maniera morbosa – e che la portasse sempre con sé per controllarla e vigilare sulla sua verginità. Trasportava la giovane sul suo cavallo – in altre versioni la porta sulle spalle – consentendole di scendere solo per i bisogni fisiologici.

Fu proprio durante una di queste soste che la ragazza approfittò della distrazione del fratello per incontrare il giovane spasimante e consumare un rapporto d’amore dietro un cespuglio. Martino si accorse della trasgressione solo tempo dopo, quando dall’aumento di peso della sorella capì che era rimasta incinta e che lui era stato tradito.

Per questo San Martino si è meritato il titolo di protettore dei mariti traditi – volgarmente detti cornuti. È una tradizione che ritroviamo in tutta Italia, specie in Abruzzo, Campania e Lazio – nella Valle dell’Aniene presso Rocca Canterano vige il detto “più sorelle té, più corna porti”.

Ma perché proprio le corna?

San Martino nel celebre taglio del mantello

Il valore apotropaico delle corna

Nel mondo antico le corna erano simbolo di fertilità, virilità e abbondanza, basti pensare alla celebre cornucopia, regalata ancora oggi per augurare buona fortuna a chi la riceve.

La forma del corno ricorda quella di una mezza luna e, infatti, richiamava le energie femminili del crescente lunare – da cui deriva la versione francese del nostro cornetto, il croissant che significa, appunto, “crescente” e deriva a sua volta dall’austriaco kripferl “mezzaluna”.

Le corna sono poi collegate alle energie solari e maschili poiché negli animali rappresentano il momento di massima fertilità e capacità riproduttiva. Durante le processioni, sia in Grecia che nell’Antica Roma, venivano fatti sfilare animali cornuti come buoi e capre adornati di fiori e ghirlande a richiamare la rinascita e il risveglio della primavera.

Allo stesso modo non c’è da stupirsi o scandalizzarsi se gli antichi veneravano il sacro fallo, simbolo per eccellenza di vigore e fertilità e attributo – in tutti i sensi! – del dio Priapo.

Il Cristianesimo ha capovolto il significato delle corna, attribuendogli un’accezione negativa in quanto simbolo del demonio – un po’ come avvenuto per il serpente. Tuttavia non dobbiamo stupirci se San Martino è attorniato da corna di ogni genere e dimensione.

Era proprio in questo periodo, alla metà di novembre, che si svolgevano le ultime fiere dedicate al commercio del bestiame fornito di corna, come buoi per semina e aratura, tori per la monta.

Al di là della funzione pratica, nella cultura popolare le corna hanno il potere di proteggere dal male grazie alla loro forma appuntita e respingente. E la tradizione è più viva che mai, basti pensare al tipico cornetto napoletano o al gesto scaramantico di fare le corna per scacciare la “sfiga” e il malocchio. E non è certo un caso se in Abruzzo si dice “do ci sta le corne è segne di bone salute”.

Il gesto delle corna in un celebre film di Totò

La Processione dei Cornuti

Come abbiamo visto, il retaggio di questa tradizione affonda le sue radici nell’antichità e nel culto pagano precristiano. Tuttavia la prima attestazione sicura della cerimonia risale alla metà dell’Ottocento, quando vigeva l’usanza – non proprio rispettosa – di piazzare un lumino davanti alla porta dei presunti “cornuti”.

L’usanza è poi caduta in disuso ed è stata recuperata circa 30 anni fa, grazie alla volontà della comunità locale e dell’interesse di alcuni studiosi fra cui l’antropologa Adriana Gandolfi.

La processione dei cornuti si svolge la vigilia di San Martino, il 10 novembre al calare della sera. Dell’organizzazione si occupa la Congrega dei Cornuti composta rigorosamente di soli uomini.

Un corteo all’apparenza più profano che sacro parte da Largo San Nicola per risalire le vie e le antiche ruve fino a raggiungere il Duomo. Apre la sfilata l’ultimo sposato dell’anno precedente, seguito da tutti i maschi del paese, dai più anziani fino ai bambini.

Il tutto è accompagnato da suonatori di organetto, tamburi, tamburelli e campanacci, schiamazzi, frasi di scherno e dai canti della Congrega. Ciò che rende la processione unica nel suo genere sono gli oggetti portati in parata: al posto di croci e simboli religiosi campeggiano corna di vacca, capra e cervo, peperoncini rossi e stendardi raffiguranti simboli fallici e corna.

La protagonista della sfilata è però la “reliquia”, una grande scultura a forma di pene ricoperto da un velo. Al termine della processione l’ultimo sposato dell’anno precedente consegna la reliquia al più “fresco” dei mariti dell’anno in corso in un goliardico passaggio di testimone che in realtà ha valenze ben più profonde e ancestrali.

A chiusura della processione tutto il paese si riversa nelle cantine e nei ristoranti per festeggiare con ricchi banchetti e vino novello, gustando i prodotti tipici come lo “spezzatino alla cornuta” – o di San Martino – e le morette, gli inconfondibili biscotti a forma di S.

L’importanza simbolica delle corna, il loro valore apotropaico – cioè di buon auspicio, portafortuna – è sopravvissuta attraverso i secoli grazie al mondo agreste indissolubilmente legato ai cicli e ai ritmi delle stagioni. Il culto si è fuso con la figura storica di San Martino in una mescolanza di valori e concetti diversi nella forma, ma mai nella sostanza.

D’altronde, come ci spiega bene Cattabiani “la psiche dei convertiti richiede adattamenti, spesso inconsci, che permettono di non tagliare i fili della tradizione, di non rinunciare al radicamento nella propria terra”.

Ringrazio la mia amica e collega Serena D’Orazio (la.moretta), sanvalentinese doc, per la sua preziosa consulenza!


Fonti:

  • Luoghi e genti d’Abruzzo. cultura e tradizioni socrrendo i calendario, autori vari, De Siena Editore
  • Calendario. Le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno, Alfredo Cattebiani, Mondadori
  • Calendario abruzzese. Cento feste contadine per un anno, Maria Concetta Nicolai, Menabò
  • Conferenza dell’antropologa Adriana Gandolfi presso il comune di S. Valentino in occasione della processione dei cornuti del 2019

Per approfondire:

La festa di San Martino

San Valentino in Abruzzo Citeriore

La processione dei cornuti (video)

San Martino e i cornuti

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