San Nicola: storia del santo diventato Babbo Natale

San Nicola: storia del santo diventato Babbo Natale

di Roberta Tinarelli

San Nicola è uno dei santi più popolari e amati al mondo, capace di mettere d’accordo cattolici e ortodossi. Non tutti sanno, però, che l’eroe cristiano della carità è anche il panciuto dispensatore di doni che tutti associamo al Natale: Santa Claus. Scopriamo come il santo d’origine turca si è trasformato nel generoso vecchietto proveniente dai ghiacci del Polo Nord.

Vita, morte…

San Nicola nacque a Patara, in Asia Minore, nel 280 d.C. e fu vescovo della città di Myra in Licia (attuale Turchia). Patì sulla propria pelle l’ondata di persecuzioni dell’imperatore Diocleziano, finendo in carcere e riacquistando la libertà nel 313 grazie a Costantino che, con l’Editto di Milano, dichiarò legale il culto cristiano. Nicola ebbe grande popolarità all’interno della Chiesa e il suo nome è legato a importanti eventi storici come il Concilio di Nicea del 325. Il vescovo Nicola morì a Myra verso la metà del IV secolo, alla veneranda età di 80 anni.

Le spoglie di San Nicola riposarono per circa 750 anni nella terra natia, finché, nel 1087 una spedizione partita da Bari s’impadronì dei suoi resti, con il pretesto di salvarli dalla conquista musulmana. Il 9 maggio 1089 le reliquie del santo furono deposte a Bari, nella Basilica eretta in suo onore. Il continuo viavai di pellegrini fruttò un notevole beneficio economico alla città, riscattandola dagli effetti della conquista normanna del 1071, che aveva causato la perdita dello status di capitale dell’Italia bizantina.

…E miracoli

A San Nicola è attribuita una lista infinita di miracoli, fatti sia in vita che dopo la morte. Il fondo di verità storica si fonde e si confonde con la leggenda. Inoltre, nella maggior parte delle storie legate al santo, ricorre il numero tre, come nel caso dei sacchetti di monete (o palle d’oro) presenti nell’iconografia ufficiale. I miracoli più celebri si diffusero dal 1200 e assunsero diverse versioni, senza perdere la sostanza. Vediamone alcuni.

  • Manna di San Nicola: si racconta che, subito dopo la deposizione del corpo, dalla tomba del santo fuoriuscì un liquido puro e trasparente, considerato sacro al pari della mirra. La scienza spiega questo prodigio chiamando in causa il fenomeno della capillarità e la capacità di alcune pietre di immagazzinare e restituire acqua.
  • Miracolo delle tre fanciulle: si narra che il vescovo salvò tre ragazze dalla prostituzione, aiutando il loro padre caduto in disgrazia. Per tre notti Nicola infilò di nascosto tre sacchi d’oro attraverso la finestra (o il camino) della casa. Il padre poté così saldare i debiti e assicurare la dote alle proprie figlie, che non furono più costrette a prostituirsi. Le tre palle d’oro dell’iconografia non sono altro che la stilizzazione dei sacchetti pieni di monete.
  • Miracolo dei tre fanciulli: è una storia particolarmente macabra (potremmo definirla creepy), degna dei fratelli Grimm. Entrando in una locanda, Nicola scoprì un orrendo crimine: l’oste aveva ucciso tre bambini, facendoli a pezzi e mettendoli sotto sale allo scopo di servire la loro carne ai clienti. Nicola riuscì a ricomporre i corpi dei ragazzi e a restituire loro la vita, guadagnandosi, da allora in poi, l’appellativo di protettore dei bambini.
  • Miracolo del grano: la leggenda narra che Myra era stremata dalla fame a causa di una grave carestia. Allora il vescovo Nicola fermò una nave proveniente da Alessandria d’Egitto che trasportava frumento, convincendo il capitano a consegnare una quantità utile a sfamare l’intera città. L’uomo accettò malvolentieri, preoccupato di ricevere sanzioni; ma una volta giunto a destinazione, scoprì con gioia e meraviglia che il peso del carico, anziché diminuire, era rimasto invariato.
iconografia San Nicola
Iconografia di San Nicola con le tre palle e i tre fanciulli, a ricordo dei due miracoli più famosi

Diffusione del culto di San Nicola

La fama di San Nicola crebbe ulteriormente quando fu proclamato protettore (anche) dei marinai dagli stessi Bizantini. In questo modo Nicola si trasformò da patrono locale a santo “di fama internazionale”. Dalla città di Bari, il culto di San Nicola fu esportato e diffuso in tutta Europa, passando attraverso le Fiandre e la Germania fino a raggiungere la Scandinavia e la Russia.

Nel Medioevo, il culto del santo venne collegato all’usanza di fare regali ai più piccoli, ed è qui che spuntano le origini pagane di Babbo Natale. San Nicola fu assimilato a divinità politeiste dai tratti simili, come Odino e Saturno, il dio romano della rigenerazione. Il miracolo dei tre fanciulli fu così legato alla Festa degli Innocenti (versione cristiana dei Saturnali dell’antica Roma) celebrata il 28 dicembre nelle scuole ecclesiastiche. Gli studenti eleggevano il “vescovello” incaricato di presiedere ai festeggiamenti e di elargire doni. Col passare del tempo, la Chiesa vietò questo genere di festeggiamenti considerati blasfemi, ma l’usanza di fare regali ai bambini sopravvisse nonostante l’imposizione.

Un nuovo e ancor più rigido divieto giunse nel Cinquecento, quando la Riforma Protestante vietò il culto dei santi considerato pura superstizione. In tutto il Nord Europa il compito di consegnare i doni passò da San Nicola a Gesù Bambino e la data spostata dal 6 al 25 dicembre, giorno di Natale.

Pur perdendo l’aspetto del tipico vescovo cattolico, nei paesi Protestanti San Nicola sopravvisse diventando una sorta di spirito benevolo chiamato Samiklaus e Sinterclaus. Fu una sorta di “decristianizzazione” sottile e graduale, che tuttavia fece sì che Nicola conservasse le caratteristiche fondamentali di difensore dei deboli e dispensatore di doni.

 

L’esportazione in America e la nascita di Santa Claus

Un po’ come accadde per la festa di Halloween, il culto di San Nicola fu esportato negli Stati Uniti da dove venne poi reintrodotto in Europa sotto una veste (è proprio il caso di dirlo) completamente nuova. Gli immigrati nordeuropei, e in particolare gli Olandesi, portarono nel Nuovo Mondo le leggende legate a Sinterklaas. All’inizio, tuttavia, San Nicola non riscosse molto successo, bistrattato dal puritanesimo dei primi coloni.

L’immagine del santo venne rivalutata solo all’inizio dell’Ottocento, quando poeti e scrittori riportarono in auge il Natale come festa per tutta la famiglia, recuperando anche la figura del santo di Myra. Tra XIX e XX secolo si avviò così il processo che vide San Nicola trasformarsi ulteriormente per assumere l’aspetto e le caratteristiche di Santa Claus. La “canonizzazione” di Babbo Natale come lo conosciamo oggi passa attraverso queste fasi:

  • 1809: in History of New York, Washington Irving recuperò la leggenda di San Nicola, immaginandolo a bordo di un carro volante, impegnato a solcare i tetti per consegnare regali ai bambini buoni.
  • 1821: nella filastrocca edificante The Children’s Friend, appare Santa Claus privo di caratteristiche religiose ma associato al Natale, vestito alla moda dei portatori di regali di tradizione germanica.
  • 1822: nel suo A visit from St. Nicholas, Clement C. Moore descrisse l’uomo come un vecchio dalla lunga barba bianca e il sacco pieno di regali. Inoltre il carro diventò una slitta trasportata da otto renne volanti.
  • 1863: con l’illustrazione di Thomas Nast pubblicata sulla rivista Harper’s Weekly apparve la prima versione del moderno Santa Claus, dotato di barba bianca, giubba rossa e stivali.
Babbo Natale Thomas Nast 1863
La prima immagine del moderno Babbo Natale realizzata da Thoma Nast nel 1863
  • 1931: l’immagine canonica di Babbo Natale si deve a Haddon H. Sundblom che realizzò la pubblicità della Coca-Cola, vestendo Santa Claus di rosso e bianco per richiamare i colori della bevanda. Tale rappresentazione mette insieme diverse versioni quali l’opera di Moore, i disegni di Nast e lo Spirito del Natale Presente descritto in Canto di Natale da Charles Dickens.
Santa Claus Sundblom 1931
Babbo Natale disegnato da Sundblom per la pubblicità della Coca-Cola nel 1931

L’immagine definitiva del “nuovo San Nicola” fu così reintrodotta in Europa attraverso pubblicità e mass media. In Italia, Babbo Natale si diffuse grazie ai soldati Americani arrivati durante la Seconda Guerra Mondiale. Nonostante il successo dilagante, in molte zone del Belpaese sopravvissero le antiche tradizioni, tanto che ancora oggi molti restano affezionati a figure più familiari come Santa Lucia, Gesù bambino, la Befana o il vecchio, originale San Nicola.

Il giorno di San Nicola in Abruzzo

Nonostante l’assimilazione con il laico e commerciale Babbo Natale, il culto di San Nicola sopravvive in tutta Italia ed è radicato da Nord a Sud. E l’Abruzzo, naturalmente, non fa eccezione. Gli abruzzesi esaltarono il culto di San Nicola fin dal Medioevo, riconoscendogli il merito di evitare le carestie. Di seguito proponiamo alcuni paesi dove la festa del santo è più sentita, per cui si può prender parte a manifestazioni legate alla tradizione. Ecco i 4 paesi d’Abruzzo dove andare il 5 e 6 dicembre per la festa di San Nicola:

  • Pollutri (CH): si svolge una delle feste più suggestive legate al santo, il cui culto è documentato fin dall’XI secolo. La sera del 5, dopo la messa, avviene la tradizionale cottura delle fave di San Nicola. In piazza vengono accese 14 enormi caldaie colme di fave, cui viene aggiunto il sale dalle donne in processione. La fredda serata si riscalda con i fuochi scoppiettanti, e le fave, una volta pronte, sono distribuite accompagnate da pane e vino. La scelta di questo legume non è casuale ma legata al miracolo secondo cui San Nicola avrebbe moltiplicato una manciata di fave, salvando la città dalla fame.
festa san nicola pollutri
Locandina della tradizionale festa di San Nicola a Pollutri
  • Capitignano (AQ): qui la festività religiosa si mescola al culto dei morti. Il 6 dicembre i bambini bussano alle case chiedendo il pane di San Nicola e pronunciando la frase: “Sia benedetta l’anima dei morti”. Chi apre la porta risponde: “Dio lo faccia”, accettando di mettersi in contatto con i propri defunti e dando in cambio una pagnotta benedetta.
  • Cansano (AQ): qui San Nicola è considerato protettore dei minatori cansanesi emigrati in America. Nel rispetto di un’antica tradizione viene distribuito il “pane di San Nicola” aromatizzato con semi di anice e benedetto durante la messa. Oggi il tutto si svolge nella chiesa del paese, ma un tempo la distribuzione avveniva presso la Pujetta, vicino la suggestiva Campo di Giove.
  • Villavallelonga (AQ): il 6 dicembre si preparano i “panecejje”, pani benedetti preparati con farina di granturco, acqua, lievito e sale. Questa usanza prende origine dal miracolo del grano attribuito al santo, in particolare quello secondo cui un distinto signore comprò frumento per tutta la città in cambio di un anello che poi si scoprì essere misteriosamente scomparso proprio dalla statua di San Nicola.
NB: le immagini presenti in questo articolo sono state tutte prese da internet; all’interno di ognuna è citato il link di provenienza.

Per approfondire:

Pollutri, programma della festa di San Nicola 2018

Proposte di lettura:

San Nicola di Bari – storia a fumetti

La nave dei miracoli

Santa Claus: a biography

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