Pollutri, fave e taralli in onore di San Nicola

Pollutri, fave e taralli in onore di San Nicola

di Roberta Tinarelli

A Pollutri, in provincia di Chieti, si svolge una delle feste abruzzesi più suggestive legate a San Nicola. Ogni anno, il 5 e 6 dicembre si svolge la tradizionale cottura delle fave in onore del santo della carità e in ricordo del pellegrinaggio verso Bari.

La città dei puledri

La fondazione di Pollutri risale al 500 d.C., anche se il territorio sembra sia stato frequentato già in età preromana. Secondo la leggenda, Pollutri prende il nome dal puledro di un principe longobardo, smarrito e poi ritrovato nel luogo dove sorge la città. Altre tradizioni fanno riferiemnto ai compagni di Enea, che si stabilirono in questo luogo popolato da puledri (il cavallo era paragonabile a un bene di lusso). A quanto pare non è un caso che lo stemma di Pollutri sia rappresentato da un cavallino rampante.

Cavallo simbolo Pollutri
Il puledro, simbolo di Pollutri

Il culto di San Nicola a Pollutri

A Pollutri la devozione a San Nicola è attestata fin dall’XI secolo. Il merito della diffusione è da attribuire ai pastori che, di ritorno dalla transumanza, importarono in Abruzzo usi e costumi pugliesi, compresa la devozione per il santo di Bari. All’interno della chiesa trecentesca del Santissimo Salvatore si trova un reliquiario in argento di XVIII secolo che raffigura il busto del santo. Oltre a esso, è presente una statua lignea risalente al XIII secolo e precedente alla fondazione dell’edificio. A proposito di questa scultura esiste una leggenda intrisa di misticismo, che spiega perché San Nicola è diventato il patrono di Pollutri.

Si narra che tanti secoli fa (quanti non è dato saperlo) sulle sponde del fiume Sinello fu trovata la statua in legno del santo. L’opera suscitò clamore e devozione, ma fu anche oggetto di un’aspra e poco edificante contesa tra gli abitanti di Vasto e quelli di Pollutri. Ognuna delle due popolazioni rivendicava il possesso dell’opera e sembrava non esserci soluzione, finché si decise di caricarla su un carro trainato dai buoi. Gli animali si mossero spontaneamente, incamminandosi verso la città di Pollutri che, con buona pace dei vastesi, riconobbe un preciso segno della volontà del santo.

È curioso sapere che la stessa storia, quasi identica, si tramanda a Cardinale, in provincia di Catanzaro, altro comune devoto al vescovo Nicola. I pollutresi esaltano la capacità di scongiurare fame e carestie, legata ai tanti miracoli attribuiti al santo, come quello della moltiplicazione delle fave.

La festa del santo nel mese di dicembre

Le fave sono al centro della festa che si svolge a Pollutri ogni 5 e 6 dicembre. Parliamo della celebre cottura delle fave di San Nicola, evento che richiama ogni anno schiere di devoti, ma anche turisti e curiosi. La sera del 5, in piazza vengono posizionati 14 calderoni con dentro circa 6 quintali di fave. A questo punto inizia la gare de lu volle (gara della bollitura) in cui i giovani del paese si sfidano a chi per primo riesce a far bollire l’acqua.

La seconda fase del rituale è affidata alle donne che, giunte in processione, gettano ognuna un piatto di sale all’interno del pentolone. I ragazzi si fanno da parte per lasciare agli uomini il compito di vigilare sul fuoco e portare avanti la cottura. Una volta pronti, i legumi vengono trasportati nella “casa di San Nicola” (un tempo Congrega di carità, oggi sede della proloco) per essere poi distribuiti insieme a pane e vino.

cottura fave Pollutri
Caldaie accese per la cottura delle fave

Le fave, un alimento scelto non a caso

L’uso delle fave è legato a doppio filo al culto di San Nicola. Oltre a ricordare l’ospitalità offerta ai pellegrini in viaggio verso la Puglia, esse sono protagoniste di un celebre miracolo attribuito al santo. Per salvare la città di Bari dalla fame, Nicola avrebbe stretto nel suo pugno una manciata di fave, moltiplicandole a dismisura una volta aperte le dita e saziando così l’intera popolazione.

Ma come per la maggior parte delle tradizioni cristiane, anche questa nasconde origini pagane. Infatti, nel mondo antico, le fave erano associate al regno degli inferi e al culto dei morti. A Roma, durante la festa dei Parentalia, il consumo di questo legume forniva un ponte invisibile tra passato e presente, mettendo i vivi in collegamento con i propri defunti. In altre culture le fave acerbe venivano ingerite in grandi quantità allo scopo di provocare allucinazioni, in modo da entrare in contatto con la divinità.

Le celebrazioni nel mese di maggio

Oltre al 6 dicembre, giorno della morte, San Nicola viene celebrato anche la prima settimana di maggio in ricordo della traslazione del corpo da Myra (attuale Turchia) a Bari, avvenuta nel 1089. Alcuni giorni prima della festa si svolge la sfilata dei trattori (moderni sostituti di asini e cavalli) che prima trasportano il grano e poi fanno ritorno con la farina, necessaria per l’impasto dei pani sacrali. La sfilata termina con il “pranzo delle some” che si svolge nella casa di San Nicola; vengono serviti piatti tipici come le pizze arabesche di origine orientale, le pupatte e i cavalletti.

La prima domenica di maggio si svolge la festa vera a propria con il tradizionale lancio dei taralli. Decine di taralli piovono letteralmente sulla folla riunita sotto Palazzo del Re, in segno di benedizione e in onore del grande spirito caritatevole di San Nicola. Segnate la data sul calendario e ricordate di lasciare a casa l’ombrello!

Pollutri tradizionale lancio taralli san nicola
Lancio dei taralli a Pollutri
NB: le immagini presenti in questo articolo sono state tutte prese da internet; all’interno di ognuna è citato il link di provenienza.

Per approfondire:

Leggi il nostro articolo sulla leggenda di San Nicola

Comune di Pollutri

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